Estorsione/Mirabilmente: una scheda di degustazione alterata

di Massimo Roscia

Premessa con punteggiatura caotica
Massimo Roscia è uno dei più noti.
Scrittori contemporanei è autore, di, opere che hanno riscosso, grande successo come. La strage dei congiuntivi (2014) che è stato; uno dei libri più letti degli ultimi: anni. Critico enogastronomico docente di comunicazione performer tea, trale, è personaggio? eclettico.
Il.
Suo ultimo volume Il dannato caso del signor emme (2020) si propone come, contributo alto alla letteratura sperimentale e insieme, un omaggio al! grande Paolo… Monelli.
F.R.

Guida alla lettura
Vengono proposti di seguito la ricostruzione filologica del testo originario, il supposto Urtext (risalente almeno alla fine di gennaio 2022), e la copia più tarda che ci pervenuta da un estensore molto vicino all’autore intorno alla metà di febbraio del 2022.
Il titolo della copia, “Mirabilmente”, è una delicata citazione del dépliant autopromozionale fatto circolare negli anni Novanta del secolo scorso da un musicista italiano che per ovvi motivi di discrezione non nominiamo. Nell’agile pieghevole, tale artista riportava stralci da recensioni a lui favorevoli, come: “uno dei più grandi e ispirati violoncellisti della sua generazione”, “ci ha regalato un’interpretazione di spessore, puntuale, attenta”.
Uno di questi stralci recitava: “e così mirabilmente”.
E basta.
F.R.

 

ESTORSIONE

Proemio

È per me un grande onore, oltre che un vero piacere… Falso! Scrivo solo perché il feldmaresciallo generale Fabio von Rizzari, Ufficiale del Sacro Romano Impero e Gran Cavaliere dell’Ordine Elettrociclistico Pontificio di San Gregorio Magno, sezione Ponte Milvio, grazie a un lunghissimo lavoro di bulino a punta tonda, degno del più abile e paziente cesellatore persiano, è riuscito a prendermi per sfinimento e a estorcermi queste 3.415 battute (diconsi tremilaquattrocentoquindici), spazi e IVA compresi. (testo illeggibile, ndr). Tutto ciò premesso, per puro amore fabiologico, etimologico, lessicografico, calcografico, onomastico, toponomastico e pleonastico, passo prontamente all’oggetto del ricatto in argomento. Punto, a capo e lettera maiuscola.

Compito

Il candidato, facendo esclusivo ricorso a un repertorio lessicale non sfibrato dall’uso/abuso ed evitando così di maneggiare/rimaneggiare sostantivi, aggettivi (più o meno qualificativi), avverbi (più o meno modali) e altri descrittori (più o meno descrittivi) propri della letteratura enoica ultraortodossa, descriva il seguente vino bianco X, prodotto dall’azienda Y e lasciato affinare, dal valentissimo enologo Z, in una bottiglia borgognotta W, di colore foglia morta e peso non inferiore ai due chilogrammi (così facciamo incazzare anche il buon Carlo Macchi).

Svolgimento

Da principio pudico e genuflesso s’appalesa per dipoi disvelare, lemme lemme, un pallido e tremulo solidago, da un corrusco tralcio di verdolino novo venato, con cui s’irradia, protervo e limpido com’argento percosso, nella coartata capienza del tulipanico calice. Il viperino ingresso ne’ vestibolari rostri preconizza ulimosi riconoscimenti microfloreali ed erbacei che rievocano fanciulleschi capitomboli su castelgandolfiche sponde e pratonidelvivarici poggi e, al contempo, una densa, matronale e ciancicosa polpaggine di globosi e ombelicati pomi. Lo scabro attacco nell’incavo dell’aperte fauci – palese estrinsecazione d’una malica prescia – è nerboruto, collerico e cagionator di ripetute contrazioni gengivali imbraccettate a una fluente scialorrea. Cionondimeno la prativa sofficità d’insieme contrappesa l’aurorale agrezza e, all’atto della gluizione, aleggiando come vespertina farfalla tra viburni, raggiunge un più che accettabile doroteo equilibrio. Il sorso, di bizantina struttura, è pieno, subitaneo, globiforme, horcynusorcanamente intartarato da tutto il mare dalla vigna preso (basta co’ ’sto salmastro e ’sto iodato!), pulsante, a suo modo ruffianamente glomeruloso, mesalazinico (questa l’ho copiata paro paro dal bugiardino del Pentacol 800, sessanta compresse gastroresistenti da ottocento milligrammi cadauna, a rilascio modificato), carezzevole, piacevolmente bamboccesco, ammargelluto, sfringuellante e tornagusto. Il finale, invero bislungo, vaterca invece in amarostiche ecolalie che de’ visceri rischiarano le ore più buie.

Conclusioni

E così, non frequentemente, ma mirabilmente.

 

MIRABILMENTE

Premessa

Rispondo di buon grado, e per puro amore fabiologico, etimologico, lessicografico, calcografico, onomastico, toponomastico e pleonastico, alla chiamata alle armi del feldmaresciallo generale Fabio von Rizzari, Ufficiale del Sacro Romano Impero e Gran Cavaliere dell’Ordine Elettrociclistico Pontificio di San Gregorio Magno, sezione Ponte Milvio.

Compito

Il candidato, facendo esclusivo ricorso a un repertorio lessicale non sfibrato dall’uso/abuso ed evitando così di maneggiare/rimaneggiare sostantivi, aggettivi (più o meno qualificativi), avverbi (più o meno modali) e altri descrittori (più o meno descrittivi) propri della letteratura enoica ultraortodossa, descriva il seguente vino bianco X, prodotto dall’azienda Y e lasciato affinare, dal valentissimo enologo Z, in una bottiglia borgognotta W, di colore foglia morta e peso non inferiore ai due chilogrammi (così facciamo incazzare anche il buon Carlo Macchi).

Svolgimento

Da principio pudico e genuflesso s’appalesa per dipoi disvelare, lemme lemme, un pallido e tremulo solidago, da un corrusco tralcio di verdolino novo venato, con cui s’irradia, protervo e limpido com’argento percosso, nella coartata capienza del tulipanico calice. Il viperino ingresso ne’ vestibolari rostri preconizza ulimosi riconoscimenti microfloreali ed erbacei che rievocano fanciulleschi capitomboli su castelgandolfiche sponde e pratonidelvivarici poggi e, al contempo, una densa, matronale e ciancicosa polpaggine di globosi e ombelicati pomi. Lo scabro attacco nell’incavo dell’aperte fauci – palese estrinsecazione d’una malica prescia – è nerboruto, collerico e cagionator di ripetute contrazioni gengivali imbraccettate a una fluente scialorrea. Cionondimeno la prativa sofficità d’insieme contrappesa l’aurorale agrezza e, all’atto della gluizione, aleggiando come vespertina farfalla tra viburni, raggiunge un più che accettabile doroteo equilibrio. Il sorso, di bizantina struttura, è pieno, subitaneo, globiforme, horcynusorcanamente intartarato da tutto il mare dalla vigna preso (basta co’ ’sto salmastro e ’sto iodato!), pulsante, a suo modo ruffianamente glomeruloso, mesalazinico (questa l’ho copiata paro paro dal bugiardino del Pentacol 800, sessanta compresse gastroresistenti da ottocento milligrammi cadauna, a rilascio modificato), carezzevole, piacevolmente bamboccesco, ammargelluto, sfringuellante e tornagusto. Il finale, invero bislungo, vaterca invece in amarostiche ecolalie che de’ visceri rischiarano le ore più buie.

Conclusioni

E così, non frequentemente, ma mirabilmente.

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