di Shameless
“Food could be a good substitute to sex”, così si è espressa una voce causticamente intelligente che amo seguire*. A ciò aggiungerei “Il vino è una componente ghiotta e vitale dell’erotismo”.
Per avvallare il mio pensiero azzardato, cito il vocabolario**:
“Ghiottoneria: Cosa rara, assai ricercata o che comunque suscita vivo interesse specialistico fra collezionisti, amatori, ecc.”
“Erotismo: … 4. Corrente e atteggiamento letterario, filosofico e mistico che vede nella sessualità e nelle sue manifestazioni la rivelazione di una forza fondamentale dell’universo o una modalità di conoscenza talvolta di tipo estatico.”
Il vino non è solo un oggetto fisico a sé stante, ma anche il risultato di una cultura stratificata che sintetizza il rapporto tra l’essere umano e la natura a lui donata. Il vino è inoltre qualcosa che comprende almeno quattro dei cinque sensi: la vista, l’olfatto, il gusto e il tatto.
E il quinto senso?
Il quinto è l’udito, nel caso specifico l’ascolto di quanto gli altri quattro propongono.
Per questo esiste il luogo immateriale in cui scrivo da circa dieci anni: l’Accademia degli Alterati.
Un luogo che raccoglie scritti non solo prettamente vinosi, ma tante voci da ascoltare perché raccontano ognuna a suo modo l’espressione della vita.
Il vino è solo il filo conduttore che riunisce diversi stati di alterazione umana.
Sì vabbé, ma che c’entra l’erotismo, per giunta ghiotto, cioè raro e ricercato secondo il vocabolario?
Il vino non ha bisogno di essere raro e ricercato per suscitare interesse, non solamente fra collezionisti e amatori. Però tale materia ha in sé un tratto di unicità, di specialità, di esperienza, facilmente ricordabile e incredibilmente appetibile. Cioè passare dalla semplice conoscenza sessuale a quella erotica.
Passare dal piacere meramente fisico a quello in cui si aggiunge la parte mentale e anche, perché no, affettiva. Praticare i cinque sensi per avvicinarsi e conversare con il vino non sostituisce gli altri numerosi e sfaccettati aspetti dell’esistenza umana, ma aiuta a trovare piacere. Un piacere a volte persino estatico e sempre estetico.
Mi piace giocare con le parole e con le immagini che questo crea, al limite della provocazione.
Così ho appena fatto nel voler partecipare all’ applauso per i dieci anni appena passati qui dentro.
Stiamo vivendo tempi né belli, né allegri, in cui la Quaresima potrà prolungarsi ben oltre i soliti quaranta giorni. Non ci rimane molto di cui gioire, ma la testa e il pensiero continuano ad appartenerci, insieme ai sensi. Rimaniamo consapevoli di questo.
* Fran Lebowitz
** Treccani
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