Les Grands Jours de Bourgogne 2012 – seconda puntata

di Giancarlo Marino

Da Chambolle a Morey
In un capannone tristanzuolo a Gilly lès Citeaux (che nostalgia per l’edizione di qualche anno fa a Clos de Tart!).

Amiot-Servelle. I suoi vini sono spesso oscurati dalla ingombrante presenza a Chambolle Musigny di alcuni dei più grandi produttori di tutta la Cote d’Or. Morey St. Denis e Chambolle Musigny, 1er cru di Chambolle Musigny dai cru Les Plantes, Les Charmes e Les Amoureuses. Discreta batteria ma, ancora una volta, nulla di davvero esaltante. Mi sarebbe piaciuto confrontare il suo Les Amoureuses con quelli degli altri, ma era l’unico in sala; ovviamente svettava sugli altri suoi vini ma da una vigna così prestigiosa mi aspetto sempre il massimo.

Ghislaine Barthod. Ho sempre apprezzato questa bravissima produttrice, che forse non arriva alla fama dei grandissimi del comune (Comte de Vogue, Mugnier, Roumier) solo perché non ha vigne in Musigny, Bonnes Mares o Les Amoureuses. Lo Chambolle Musigny piace e convince, la sensualità di Chambolle in una struttura senza cedimenti. Mi è sembrato meraviglioso lo Chambolle Musigny 1er cru Les Cras, fedele rappresentazione di questo cru freddo e selvaggio, con le sue tipiche note floreali e di rovo. Se la batte, pur perdendo la sfida di una corta incollatura, con la versione di Roumier che assaggerò due giorni dopo.

Dujac. E’ sempre difficile, e fonte di discussioni con i compagni di assaggio, valutare così giovani i suoi vini. Seguendoli da molti anni e potendo così intuirne la possibile evoluzione, credo si possa confidare nella riuscita del semplice Morey St. Denis e del Clos de la Roche, forse ancor più oscuro da decifrare rispetto al solito. Io confido.

Mugnier. Ricordo ancora l’assaggio dei 2009 in botte. I dubbi circa una possibile surmaturità (una costante durante le visite del 2010) sono scomparsi all’assaggio di uno stupefacente Musigny 2009: freschezza, leggiadria, tensione e complessità al massimo livello, uno dei più grandi vini della spedizione, se non il più grande. I 2010 non sono da meno, anzi in questa fase mi sono sembrati addirittura superiori ai 2009 provati nel 2010 e hanno solo bisogno di essere riprovati dopo un minimo di assestamento. Chambolle Musigny, NSG Clos de la Marechale e Musigny sono vini di grande precisione e daranno lustro alla cantina di qualsiasi appassionato.

Stephane Magnier. Anno dopo anno seguo i progressi di questo giovanissimo ma molto promettente produttore e ne constato il costante miglioramento. Certo, non sono vini che colpiscono l’assaggiatore con effetti speciali, caratterizzati come sono dalla naturalezza e delicatezza del tratto. Morey St. Denis, Morey St. Denis 1er cru Faconnieres e Clos St. Denis sono vini sottili, precisi, ammantati di luce soffusa e invitano al riassaggio. Ancora qualche passo in avanti in termini di tensione e complessità e si potrà annoverare Stephane tra i migliori del comune.

Domaine des Lambrays. Unisco i vini provati qui a quelli presentati in altra manifestazione. Clos des Lambrays 2008/2009/2010/2011, ciascuno dipinge con chiarezza le peculiari caratteristiche delle annate, tutti ugualmente convincenti. Il 2011 aveva appena finito la fermentazione malolattica ed era quindi in una fase primordiale di non facile comprensione: la primissima impressione è comunque molto promettente.

Hubert Lignier. Dopo la morte prematura del figlio, Hubert ha ripreso in mano le redini del Domaine e non sembra aver perso l’antica maestria. Non ho fatto domande in proposito, ma l’impressione è che rispetto al figlio (e ancor di più rispetto ai vini della nuora Kellen) abbia diminuito l’apporto di legno nuovo. Chambolle Musigny, Chambolle Musigny 1er cru Les Baudes, Morey St. Denis Les Chaffots e Clos de la Roche sono vini più sussurrati che urlati, ma tutt’altro che senza personalità, e mi convincono proprio per la serenità che emanano.

Olivier Guyot. Produttore che conoscevo poco o nulla. Chambolle Musigny 1er cru Les Fuées, Clos St. Denis e Clos de la Roche discreti, ma sono scivolati via senza lasciare particolari ricordi, né nel bene né nel male. Dovrò riprovare con più attenzione di quella che è possibile usare in queste occasioni.

Hudelot-Baillet. Chambolle Musigny, Chambolle Musigny 1er cru Les Cras e Les Chermes, Bonnes Mares. Vale quanto detto per Guyot.

Remy. Seguo sempre con simpatia i vini di Madame Chantal Remy, alla guida di un Domaine di grande tradizione. I due vini proposti del 2010, Morey St. Denis Clos des Rosiers e Clos de la Roche, sono perfettamente nello stile leggiadro ed elegante della casa, ma non mi sembrano al momento versioni esaltanti. Giudizio rimandato, considerando che sono vini che evolvono molto bene con l’adeguata attesa.

Erano presenti molti altri produttori che non sono riuscito a provare per mancanza di tempo (Amiot, Arlaud, Ballorin, Bertagna, Castagnier, Clerget, Digioia Royer, Drouhin, Fellettig, Lignier-Michelot, Naigeon, M&P Rion, Vougeraie). Alla prossima puntata.

6 commenti to “Les Grands Jours de Bourgogne 2012 – seconda puntata”

  1. Giancarlo dì la verità: la tua dotta dissertazione è fatta apposta per distrarre il lettore dalla magnifica fotografia!

  2. Avv. Marino, da Lei mi farei assistere in qualsiasi tribunale.

  3. @Francesco, la prima cosa che faccio alla pubblicazione di un nuovo articolo è guardare la foto scelta da Fabio. Devo dire che le sue scelte sono spesso migliori dell’articolo stesso.
    @Make trial not war, lasci perdere gli avvocati e le aule di Tribunale. Meglio farsi offrire un bicchiere di vino seduti ad un tavolo, no?

  4. Tra il 2010 ed il 2009 del Clos des Lambrays cosa mi consigliate di comprare?

  5. Se lo chiedi ad altri amici alterati ti diranno 2009, e probabilmente da qui a 8/10 anni questa sarà la scelta giusta. La 2010, provata una sola volta, non era in una fase scintillante, ma io confido, al punto di aver acquistato 2010 e non 2009. Coerente lo sono di sicuro, che io abbia fatto bene è assai meno sicuro.

  6. Grazie Giancarlo anch’io senza prima leggere il tuo commento ti ho emulato…

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