di Fabio Rizzari
Ogni annata, si sa, ha un suo carattere. O almeno, questo vale per i vini non troppo manipolati in cantina. In terra di Borgogna, alla sua nascita e nei primi mesi di vita, il 1996 venne salutata come una delle vendemmie più straordinarie e promettenti del ventesimo secolo. Sui bianchi, niente da dire: in media sono ottimi, con punte di eccellenza incontestabili. Ma sui rossi? Da quasi quindici anni i vaticini su come e quando i rossi del ’96 si sarebbero finalmente “aperti” vengono regolarmente frustrati dalle prove sul campo.