Racconto di Natale – quarta e ultima parte

foto d'epoca

di Raffaella Guidi Federzoni

(Riassunto delle puntate precedenti: la sera della Vigilia di Natale la bambina Oignon ascolta di nascosto il racconto che il Nonno narra a quattro giovani ascoltatori, riuniti nella sua biblioteca. Partendo da un quadretto e da un liquido misterioso il vecchio gentiluomo descrive la crisi giovanile di un ragazzo italiano subito dopo Prima Guerra Mondiale. Il giovane, dopo un viaggio in Francia, decide di tornare a casa).

“Tornare? Io non sarei mai tornato, mi sarei fermato a Parigi!” commentò Herman accompagnando la frase con un largo gesto del braccio, come a significare l’ampiezza della vita parigina.
“Enivrez-vous; enivrez-vous sans cesse! De vin, de poésie ou de vertu, à votre guise.” Gli andò appresso il Poeta Jean Paul, deglutendo platealmente l’ennesimo sorso.
“Io avrei proseguito per la Bretagna, posto ideale per trovare se stessi, o perdersi del tutto.” Ribatté Fabius, con una nota sognante negli occhi.
“Avrà almeno riportato qualche bottiglia come si deve?” chiese lo zio Jean Charles, riconducendo la conversazione dove voleva il Nonno.

“Sono spiacente di non poter assecondare le vostre aspettative, devo attenermi alla realtà.” riprese il vecchio gentiluomo. “Il giovane aveva scelto di assumersi le responsabilità che la famiglia gli chiedeva. Lo fece perché capì di avere sì molti talenti, ma non un genio particolare che potesse soddisfare le sue ambizioni. Fu una scelta coraggiosa e non pavida, ci vuole infatti coraggio ad ammettere i propri limiti.” E qui sospirò di nuovo.

“Rientrato si iscrisse a Giurisprudenza, laureandosi in brevissimo tempo. Non rinunciò però a frequentare contemporaneamente alcune lezioni tenute nella Facoltà di Lettere, solo come auditore. Lì incontrò una ragazza di qualche anno più grande, una delle prime donne laureate in Letteratura Francese in quella Università. Si trattava di Palermo. Per chiederla in sposa egli entrò in un salotto borghese pieno di soprammobili, molto simile a quello dei suoi genitori. Il futuro suocero gli accordò la mano, chiedendosi come mai un uomo così brillante e bello avesse scelto la meno appariscente fra le sue figlie.”

“Nonno, ma tu l’hai veramente conosciuto?” chiese Fabius, emergendo dalla nebbia bretone.
“Lo incontrai qualche anno dopo, a Roma dove si era trasferito con la moglie ed il figlioletto appena infante. In poco tempo era diventato un avvocato di successo, già professore di Università ad appena trent’anni. Era anche deputato al Parlamento e fu lì che ci incrociammo, io più anziano e purtroppo avviato sulla strada della disillusione, lui pieno di energia ed ottimismo come sempre.”
“Insomma Grand Père, il tuo campione si era conformato alla società di allora, abbandonando le sue pulsioni e tradendo i suoi ideali” sbottò Herman quasi farfugliando.
“Sei molto tranchant nel tuo giudizio” gli rispose il Nonno “Piuttosto direi che aveva messo il suo talento al servizio della sua famiglia e del suo paese, riservando uno spazio più ristretto alle proprie passioni giovanili”.

Il fuoco nel camino si stava spegnendo e da un pezzo la pendola dell’ingresso aveva suonato la mezzanotte, ma Oignon non se ne accorse, pur lottando inconsciamente contro il sonno aveva abbassato le palpebre sdraiandosi sul parquet. Le ultime parole del Nonno le arrivarono lontane ed attenuate.
“Ma questo liquore grazie al quale sei riuscito ad intrattenerci, cosa c’entra con la storia?” chiese lo zio Jean Charles, ancora lucido e puntuale.

“Oui Monsieur, la prego, ci spieghi la provenienza di questo nettare profondo, prima di lasciarci andare verso i nostri giacigli che da ore ci stanno tentando.” fece eco il Poeta Jean Paul..
“Confesso di aver usato il contenuto della caraffa come esca per mantenere la vostra attenzione, ma in effetti un legame con la storia c’è. Quando il mio amico si trasferì a Roma, portò con sé delle bottiglie pregiate, provenienti dal luogo in cui era cresciuto, pur essendo di radici toscane, la Sicilia. Sfortunatamente non ebbe il tempo di goderne. La pressione di una vita così intensa ed appagante presentò il conto sotto forma di un’ulcera perforante che, malcurata, in poche settimane lo uccise. Morì a trentatré anni, al funerale la vedova si tagliò le trecce brune che teneva raccolte sul capo e le depose nella bara. In molti lo piansero e fra questi ci fui anche io. Poi la vita continuò e persi di vista la famiglia. Dopo molti anni e un’altra guerra, il suo unico figlio, diventato a sua volta adulto ed uomo di successo, si presentò in questa stanza per chiedermi in sposa mia figlia. Fra i doni che mi portò ci furono quel quadretto che avete visto e una bottiglia di Marsala stravecchio che abbiamo bevuto questa sera, anzi, questa notte.” Così dicendo ne scolò l’ultimo sorso.

“Stasera avevo voglia di condividere un pensiero su quello che sarebbe potuto essere e non è stato e quello che invece è stato e continuerà ad essere. Di un uomo di valore, precocemente scomparso, non rimangono solo un dipinto ed una caraffa vuota, qualcosa di lui si trova in questa stanza e ne rappresenta la continuazione.”
Il Nonno fece l’ultima pausa ad effetto e poi terminò, mentre gli astanti si guardavano fra loro perplessi.
“Herman, tu che sei il più giovane ed il più robusto, prendi in collo la piccola Oignon addormentata laggiù e mettila a letto senza svegliarla.”

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