Mon coeur volage

di Raffaella Guidi Federzoni

Mi sono di nuovo innamorata. Non è la prima volta e non sarà l’ultima. Più passano gli anni e più mi rendo conto di quanto io sia vulnerabile al richiamo della natura. In questo caso è una natura ancora non addomesticata, spazzata dal vento e da un sentore lontano di salsedine. Lo avverto mentre mi avventuro fra cespugli di mirto e lentisco, seguendo una scia leggera di origano. Il sole scalda i sensi. Sono fin troppo coinvolta. Durerà quanto durerà, intanto me la godo. La scoperta di un vino sardo è il mio nuovo amore.
In passato ci sono state altre sbandate violente.
Una volta persi il capo per lo Syrah carnoso e pepato dell’Alto Rodano. Una storia consumata in fretta, come dietro ad un portone. Ero giovane e avevo altra energia. Adesso mi strenuerebbe.
Il Nebbiolo austero mi ha conquistato partendo dalla testa più che dalla pelle, per questo mi è rimasto più a lungo dentro e ancora ci penso ogni tanto.
Con il Pinot Nero l’avventura è stata meravigliosamente piacevole, siamo rimasti molto amici e quando ci ritroviamo è sempre una festa.
Il Riesling della Mosella è un gioco di seduzione puramente intellettuale, ancora in sospeso.
Non è lo stesso per il Verdicchio delle colline di Jesi, tutt’ora mi delizia e mi fa sentire come una studentessa giovane e scapestrata.
Poi c’è stata la Malvasia delle Lipari, parentesi quasi d’annunziana che mi ha fatto leggermente vergognare.
Mai quanto però un focosissimo intervallo con un Malbec argentino, al ricordo mi gira ancora la testa come dopo un tango sfrenato.

Sono proprio una banderuola, lo ammetto. Con gli anni forse ho raggiunto la capacità di selezionare, però se c’è qualcosa di nuovo da esplorare non mi tiro indietro, a mio rischio e pericolo.

Alla fine comunque torno sempre a casa. Non importa quanto lontano abbia corso per seguire i miei sensi, quanto profondamente mi sia gettata in un’avventura, so che c’è un porto sicuro che mi riaccoglierà paziente.
E’ l’amore della mia vita, superiore alle mie numerose divagazioni fedifraghe. A volte talmente conosciuto che può diventare noioso, come un sofà troppo comodo. Se sono lontana dopo un po’ mi manca. Forse è l’età, mi accorgo che l’idea di invecchiare con lui non è così spiacevole.
Il Sangiovese ha segnato la mia giovinezza. E’ stato lui a prendermi per mano e a farmi incamminare sulla via perigliosa dell’enofilia. Una via che ancora percorro e se c’è lui da qualche parte che mi affianca, i passi ancora da compiere sono più spediti.

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