Mi riferisco alle confraternite, più o meno conosciute, che solcano il mare delle attività professionali legate alla cosiddetta bevanda di Bacco. Se ne annoverano nel campo della produzione, della consulenza enologica, della critica.
Come nel resto della vita pubblica nazionale, la più potente è la Roccianeria: conta alcuni fra i più celebrati enologi, presidenti di case vinicole, redattori di cose enoiche, distributori (non automatici). Una forza e una pervasività che travalicano i confini italioti e coprono l’intero globo terracqueo.
Vengono poi i gruppi parareligiosi. Gli aderenti a Separazione e Incarcerazione, attivi in special modo al Nord, contano su appoggi potenti ma di solito molti dei loro affiliati hanno difficoltà a distinguere un Brunello da un tosaerba. I beigiani sono una sparuta minoranza tutta dedita ad adorare due soggetti: il loro capo (che probabilmente non si fa peraltro mancare legami con i rocciani) e, più che il vino, l’uva di base dalla quale si fa poi – a loro insaputa – il vino. Gli athosiani sono infine il gruppo migliore e più nobile, capace di distinguersi dai precedenti per la candida assenza di cointeressenze equivoche di qualsivoglia genere e per il rigore monacale della loro attività.
Da parecchi dei suddetti gruppi noi poveri cani sciolti siamo considerati dei fessi, e probabilmente lo siamo; ma non siamo tanto fessi da non sapere come stanno le cose.