To web or not to web

di Raffaella Guidi Federzoni

“Buongiorno, a seguito contatto telefonico di settimana scorsa, le invio la presente per fornirle ulteriori dettagli in merito alla nostra Agenzia di marketing digitale XXXX e alle opportunità che attraverso i nostri servizi si possono cogliere per promuovere e far crescere il business della vostra Organizzazione nei mercati internazionali, siano essi Europei, Extraeuropei e Paesi emergenti o Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica).”

“Sarebbe per noi un piacere parlarle dei nostri servizi, come Content Analysis, il monitoraggio audio-video e il web monitoring, pensati per rendere la nostra rassegna stampa sempre più flessibile e di immediato utilizzo, e suggerirle come arricchirli con contenuti qualitativi. Ci tengo a comunicarle che Marketing Research, oltre ai blog e ai forum svolge anche il monitoraggio Social Media.”

Se siete arrivati in fondo ai due paragrafi precedenti senza cambiare blog vuol dire che avete un certo allenamento. Sono due esempi di quello che mi arriva nella cassetta di posta elettronica ogni giorno. Sono anche un esempio di come l’industria farmaceutica sia insidiata dalla concorrenza mediatica. Quanti sonniferi in meno!

Il linguaggio cambia in modo veloce, i contenuti rimangono più o meno gli stessi. Per riuscire a catturare l’attenzione chi utilizza la lingua italiana deve fare i conti con una prosa che spesso non è all’altezza. Abbiamo un retaggio di parole bellissime ed evocative, ma troppo lunghe. Siamo abituati a periodare all’infinito, inzeppando frasi una dentro l’altra come delle matrioske.
La comunicazione virtuale peggiora la situazione. Se possiamo concedere ai nostri occhi più tempo per il cartaceo, quando ci poniamo di fronte ad uno schermo vogliamo tutto e lo vogliamo subito.
Il proliferare dei blog fornisce un’offerta superiore di molto alla domanda. Emerge chi sa padroneggiare le parole dosandole e adeguandole a quello che si vuole comunicare.

La scuola americana abbonda di esempi, tipo questo:
Relationships Between Wine Blogs, Ads and Readers
……….The readers want the content.
The advertisers want the readers.
The publisher wants both.
No content, no readers
No readers, no advertisers
No advertisers, no content.…………

 

 

 

 

 

 

 

 

Wine Guerrilla, A producer of Zinfandel for Zinfandel lovers, the winery produces small lot editions of Zin with beautiful labels. Please check them out. Please buy cases upon cases from them.
(Fermentation: The Daily Wine Blog di Tom Wark)
Il pezzo in questione era più lungo, io ho evidenziato I pezzi salienti. Sono sicura che i lettori alterati siano in grado di capire l’inglese stringato. Voglio però far notare due aspetti:
1- Presentando la cantina produttrice di Zinfandel il blogger non si perde in voli pindarici sulla qualità del vino, che rimane un mistero. La promuove con le parole “edizioni limitate con belle etichette.”
2- Il blogger si chiama Tom Wark, breve e facile. Io che mi chiamo Raffaella Guidi Federzoni non ho futuro.

24 commenti to “To web or not to web”

  1. Tra i mille motivi di inquietudine che vivacchiano più o meno stabilmente alla prosciutta, quello del monitoraggio audio-video li batterebbe tutti. Se solo si capisse(capirebbe?) che roba è..

  2. E poi, Santa Pupazza si devono decidere! O scrivono “monitoraggio” o scrivono “monitoring”. Di questi mescoloni linguistici i primi a riderne sono proprio gli americani.
    Oddio, coi tempi che corrono presto qualcuno parlerà di “monitoristica”.

  3. Unico rammarico?…dover tornare a rimpinzare le casse delle multi-nazionali farmaceutiche!
    Il balloccamento, dal vago e qualunquistico contenuto enograstronomico/poetico/artistico-figurativo/mistico financo patetico-sentimentale…volge, haimè, al termine.

    To web or not to web?…in ogni caso…un lusso per pochi!!

  4. Nella mia mummiesca ostilità reazionaria verso qualunque forma di barbarismo (quasi quasi mi danno fastidio anche parole innocue da tempo immemore quali bar e computer), ho già scritto qualche riga sul tema, o comunque su un tema confinante:

    http://vino.blogautore.espresso.repubblica.it/2010/09/17/senza-commento-bis/

    Così, tanto per essere autoreferenziali e autoriferiti*.

    * nel mio caso, forse ancora per poco: anche automuniti

  5. La velocità comunicativa è figlia di un tempo in cui l’orecchio non sopporta una canzone per più di tre minuti e un ragionamento, ad esempio a un congresso, coinvolgente per più di cinque minuti quando i primi due servono a coinvolgere l’uditorio. Le tecniche di orazione insegnano che se devi parlare per più tempo esistono dei break ogni quattro minuti e mezzo, di circa 30 secondi, che servono a recoinvolgere gli astanti in modo divertente (“fun targeting”). Ho studiato ‘ste belle fresche e alla pubere età di quasi 39 anni le ho mollate da almeno un decennio prima tornando a parlare con i tempi naturali e senza artifizi retorici di sorta. Unisco l’entusiasmo e il coinvolgimento personale alla lentezza del vecchio saggio se devo prendere un po’ per le lunghe la spiegazione di un vino. Se l’avventore si annoia e me lo fa presente mi interrompo perchè capisco che non gliene può fregar di meno, se si annoia e non lo dice è affar suo (probabilmente non varcherà più la porta della mia bottega). Ma quando si interessa è magnifico vedere i suoi occhi illuminarsi come a dire “Eureka!!!”… per cui continuo a tenermi i miei tempi necessari per spiegare un vino e lascio ben volentieri agli altri pratiche di “targhetizzazione”, “goal keeping”, emphatized needs” che scriviamp in inglese per evitare di pronunciarle in Italiano e di racchiudere all’interno del sottogruppo semantico del “consumismo verbale”

  6. Il mio problema con il web é di linguaggio e di contenuti. Per un periodo ho collaborato con un blog di enogastronomia, ho lasciato per incapacità ad adattarmi ai nuovi linguaggi e ai contenuti richiesti. I blog hanno necessità di pubblicità, per attrarre pubblicità hanno bisogno di lettori, per attrarre lettori la strada più semplice é abbassare il livello dei contenuti cercando spunti polemici e modernizzare le strutture dei testi. Io non sono stato capace. E ci ho provato. Oggi siete il blog che leggo più volentieri proprio per la vostra distanza da tutto questo.

  7. Il vecchio Caprotti, che è quel geniaccio che ha inventato Esselunga, ha appena spiegato perché ha ripreso in mano l’azienda togliendola ai suoi figli. Quei bravi ragazzi, istruiti e ben formati in marketing e simili, appena prese le redini avevano sbolognato quasi tutti i dirigenti ruspanti allevati dal padre a pane e affari e li avevano sostituiti con dotti advisors e managers che hanno raddrizzato l’azienda rendendola marketing oriented e allineata con la customer satisfation. Risultato? Perdite da capogiro, e così lo scafato vecchiaccio ha dovuto risporcarsi le mani. Vedendo tanti altri casi simili mi sto formando un’opinione; io parlo discretamente bene l’inglese ma, quando sento uno che dice target invece di obiettivo, è meglio prendere il fucile a pallettoni. Perché l’unica cosa che quella gente lì sa fare è vendere fumo un tanto al chilo, e nei casini dove siamo ora nessuno se lo può permettere più.

    • Stefano, la mia idea è più radicale.

      Nei casini in cui siamo, ci siamo proprio grazie a questa gente.

      Purtroppo la gente che pensa e fa così non si occupa solo di aziende private, non è solo management giovane e non sempre c’è un padre nobile e capace di vedere le cose per quello che sono che li rimetta al loro posto.

      Motivo per cui mi pare abbastanza difficile che si possa uscire dai casini dove siamo.

  8. 1) i selling points sono selling points, si contano più che pesarsi, e soprattutto si devono distribuire appropriatamente caso per caso; raro che succeda il contrario, ma sono sicuro di non doverti spiegare nulla

    2) Firmati Raf GuF e avrai anche tu un futuro radioso!

    :-)))

  9. Manu…disillusa dalla cultura vacua e consumistica imperante nel mondo occidentale, è una giovane che si trascina in una vita fatta di di bugie e di fallimenti.
    La sua unica valvola di sfogo sono gli incontri clandestini di boxe nei sotterranei dei bar. Manu crede di aver trovato in questo modo una strada per riscattare il vuoto della propria esistenza; ma nel mondo del pugilato non c’è posto per alcuna regola, freno o limite…”

    “Manu viene a fare colazione con il collo e il petto costellati di succhiotti ed io sto leggendo una vecchia edizione di”Bar Sport”. Questa è la casa perfetta per trafficare droga. Non ci sono vicini. Non c’è niente in Paper Street…Questa è la casa perfetta per trafficare droga perché ogni giorno per Paper Street c’è un andirivieni di un fantastillione di camion, ma di notte io e Manu siamo soli per mezzo miglio in tutte le direzioni.
    Ho trovato pile e pile di “Bar Sport” in cantina e ora c’è una pila di “Bar Sport” in
    ogni stanza.

    Vita in questa Italia.
    Il riso è la medicina migliore.

    Sul comò c’è un dildo fabbricato con la stessa rosea plastica cedevole di un milione di Barbie e per un momento Manu si immagina milioni di bambolotti e Barbie e dildo che si rovesciano dalla dalla stessa catena di montaggio a Taiwan. Marla guarda Manu che guarda il suo dildo e alza gli occhi al soffitto e dice:

    Manu dice:
    Per farla breve, ora Marla si è disposta a guastare un’altra parte della mia vita. E’ dai tempi dell’università che mi faccio degli amici. Loro si sposano. Io perdo gli amici.
    Benissimo.
    Bene, dico.
    Manu mi chiede se per me è un problema.
    Io sono le budella annodate di Tizio.
    No, dico io, tutto a posto.
    Puntami una pistola alla testa e pittura le pareti con le mie cervella.
    Strepitoso, dico io. Davvero.

    Api operaie
    E fuchi in libertà
    Schiava regina

    La tigre ride
    La serpe ti lusinga
    Malo spirito

    Manu ha fatto cenno alla scimmia spaziale con il coltello tra le gambe del commissario.
    Manu ha detto: .
    I commissario ha detto di non farlo.
    Oh no.
    Fermi.
    Vi supplico.
    Oh.
    Dio.
    Aiuto.
    Io.
    Aiuto.
    No.
    IO.
    Dio.
    Io.
    Fermo.
    Loro.
    E la scimmia spaziale infila il coltello e fa saltare soltanto l’elastico.
    Sei minuti in totale ed è tutto fatto.
    ha detto Manu <Le persone che stai cercando di calpestare, sono quelle persone da cui dipendi tu. Noi siamo le persone che laviamo i tuoi vestiti e cuciniamo i tuoi pasti e te li serviamo a tavola. Noi ti facciamo il letto. Noi ti proteggiamo mentre dormi. Noi guidiamo le ambulanze. Noi smistiamo le tue telefonate. Noi siamo cuochi e tassisti e sappiamo tutto di te. Noi esaminiamo le tue richieste d’indennizzo alle compagnie d’assicurazione e gli addebiti sulla tua carta di credito. Noi controlliamo ogni spicchio della tua vita.”

    STOP

    Tenterò di arginarmi…

    La prima regola del Fight Club è non parlare del Fight Club.
    La seconda regola del Fight Club è non parlre del Fight Club.
    La terza regola del Fight Club è due uomini per combattimento.

    No author’s content/no content
    No content/no readers
    No reader/no advertisers
    No advertiser/no puscher
    No puscher/no content
    No content/no readers
    No readers/no…………..e così via all’infinito, in un giro-giro tondo, in cui si gira in tondo…casca il mondo, casca la terra…tutti giù per terra!

    Se sei tra coloro che ancora cercano chi ha rubato la Luisona…l’azienda farmaceutica subirà il suo picco storico in negativo.
    Se, invece, sei un “Victor Mancini”, che ha fatto del boccone, di traverso, una strategia di sopravvivenza per non “Soffocare”…le tasche dei tuoi pantaloni non riusciranno a contenere il vil denaro.

    Manu

    Per Rizzo Fabiari:…penso solo alla difficoltà che avrei incontrato nella scelta dell’abito adatto per l’evento: country, fashion, minimal, vintage…?!
    Auto referenziale/ riferito ok, auto-munito ok….no-perditempo???

    • La combinazione rosso alcolico/acido lisergico è devastante sul piano della sintomatologia, come testimonia questo prolungato deliquio. Citando il grande Castagno: puoi guarire, ma ci devi credere tu per prima.

  10. Manu, vedi, non so come dirtelo, ma hai scritto troppo. Non so neanche quello che hai scritto, visualmente è troppo abbondante. Scorrendo rapidamente il testo non mi sono fermata e non ho letto.
    Così non so se sei uomo o donna giovane o vecchio buono o cattivo
    Se mi sono persa qualcosa? Sicuramente, ma il tuo è un esempio lampante di ciò di cui noi in Italia siamo prigionieri. L’eccesso lessicale.

  11. Addendum for Manu
    no need to involve Chuck Palianuk.
    By the way, the right spelling is PUSHER

  12. No need to involve Palianuk?…se si parla di velocità nella comunicazione non si può fare a meno di citarlo, alternativa è uno”Stefano Benni” dalla risata decimante più popolar-democratica….noiosa?! Espressioni naif come santa pupazza e alla prosciutta…van bene per mia nonna…
    Qui non c’è turpiloquio ingentilito nè falsoperbenismo letterario.
    Fabrizio Pagliardi ha dovuto abbandonare un blog “per incapacità ad adattarmi ai nuovi linguaggi e ai contenuti richiesti. I blog hanno necessità di pubblicità, per attrarre lettori, la strada più semplice è abbassare il livello dei contenuti cercando spunti polemici e modernizzare le strutture dei testi: Io non sono stato capace”…il livello non va abbassato, semmai il contrario…”tu, cmq, non ne sei stato capace”….potrei con-patirti ma ti invito più semplicemente a mangiare una volta per tutte quell’immobile-statica-preistorica Luisona sul banco del bar…i contenuti si alzano, i lettori leggono velocemente perchè non hanno tempo, gli inserzionisti pullulano le aziende che spacciano “sostanze stupecenti” incrementatano il fatturato…anche nell’interesse degli author…(…of contenut)…
    A francesco Fabbretti: Elogio della lentezza…quando ti va bene non si annoiano…ma dipende sempre dal target cui ti rivolgi…sono arrivati i BRIK E BAG, dal packaging accattivante…il lento è vecchio saggio sarà all’altezza?…o farai la stessa fine di Fabrizio Pagliardi?

    Per RGF:”Il linguaggio cambia in modo veloce, i contenuti rimangono sempre gli stessi, ecc.ecc.” Niente di più falso…il linguaggio cambia nella forma e resta uguale nella sostanza…dipende dalla sostanza..Palaniuk, esempio di tutto e subito nel cartaceo…il mio, esempio di tutto e subito nel web…Palaniuk l’ho preferito a Topolino…

    no author of contenut/no content
    no conten/no readers
    no readers/no advertiser……ecc.ecc.

    …torno a Topolino

    • La logorroica e sconclusionata Manu trova tuttora accoglienza qui perché evidentemente alterata, almeno nell’espressività lunare con la quale scrive, quasi in uno stato ipnotico. Ma il suo è un coacervo di errori, contraddizioni, incapacità di condurre un ragionamento limpido: si butta in una violenta trance digitatoria, senza rileggersi (strafalcioni marginali come “nè”, altri che segnalano maggiore sciatteria come “stupecenti”, “incrementatano”, altre note dadaiste e comunque sbilenche come “con-partirti”). Usando espressioni giovaniliste che presume siano più “cool” di santa pupazza, come “cmq”.
      Poi, portando al massimo grado di tensione prestazionale i suoi tre neuroni ancora funzionanti, si spiaggia su un finale esilarante: ”Il linguaggio cambia in modo veloce, i contenuti rimangono sempre gli stessi, ecc.ecc. Niente di più falso…il linguaggio cambia nella forma e resta uguale nella sostanza…dipende dalla sostanza…”. Cioè smentendo una cosa e subito dopo confermandola. Manu, coraggio: sei alterata, ma questo non basta. Nell’alterazione occorre rimanere lucidi.

    • Dott.ssa Manu, la prosciutta, nella sua nobile accezione semantica di pro-sciugata, non è una espressione naif, bensì un luogo dove vive gente naif quale io mi onoro di essere. La mia stia bene e si riguardi.

  13. Va tutto bene Fabio, Manu ha ragione. Manu è brava, Manu è speciale.
    E tu Manu, mettiti tranquilla sei fra amici. Guarda io poso in terra la mia tastiera…vedi non ho in mano niente. Tu però fai lo stesso, lentamente lascia quella copia di Topolino…
    ecco brava, lo senti ? Fabio Rizzari se ne sta zitto, anzi è proprio uscito. Siamo rimaste solo noi due…… Ora ci sediamo di fronte una all’altra e tu mi racconti quel che vuoi, io ascolto e imparo.
    No, non preoccuparti di quelle luci lampeggianti fuori, aspettano anche loro, c’è tempo.

  14. Amo Palianuk, l’apologeta del Cesanese.

  15. Palahniuk è soprattutto un grande esperto di motori (diesel in particolare): da cui il grande insegnamento a esercitare la virtù della pazienza, a partire con la giusta lentezza, a leggere con la debita calma e regolarità. Il che non è in necessario contrasto con la cosiddetta “fruizione” del web. In altre parole, almeno per la lettura, l’equazione web=velocità per me non torna.

  16. Concordo che internet si possa usare anche con lentezza. Dove sta scritto che devi stare 30 secondi su una pagina?

  17. Disse il saggio:
    Usare lento uno strumento veloce..
    Un po’ come mettere la mano davanti ad un mitra per rallentare le pallottole.

  18. Certamente, ognuno può metterci il tempo che vuole a leggere una schermata sul monitor. Personalmente cerco di farlo più velocemente possibile, a differenza di quando mi soffermo su di uno scritto cartaceo. Questione di occhiali?
    Io però con questo post ho voluto riflettere sul modo di scrivere necessario per sfruttare la rete (web).
    Soprattutto quando si tratta di comunicare una o due cose, non di più. Per esempio “questo vino è buono e costa poco” oppure “perché scegliere un Sangiovese invece di un Merlot”, o persino “ti racconto una denominazione in 5 righe e tu non la dimenticherai”.
    La lingua italiana si conforma più difficilmente a queste esigenze rispetto a quella inglese. Da qui l’utilizzo sciamannato di tanti termini angloidi senza capire che è lo stile a dover cambiare non i singoli termini.

  19. (1) El ojo de nuestra intención debe ser simple.

    La comunicazione digitale è, rispetto ai (presunti) contenuti, l’oggetto di un esercizio ignaziano per bimbi, tardoni e bimbi-tardoni: (2) non subordinare, né tirare il fine al mezzo, ma il mezzo al fine.

    Tanto per cambiare, i gesuiti godono di un vantaggio competitivo.

    Ma – guarda caso! – ne ha uno anche il dio di Palahniuk: tutto quel che fa è guardarci e farci secchi quando diventiamo noiosi. Per questo, soggiunge il caro Chuck, (3) non dobbiamo mai, mai esser noiosi.

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