Una cena tuttorognone al Ristorante Circasso

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di Federico Maria Sardelli

Di fronte alle abusate cene «tuttopesce», la proposta che giunge dal nuovo Ristorante Circasso operto proprio jerlaltro a Colpo sul Nodello (la ridente cittadina rivierasca che s’affaccia sul Golfo dei Benzinaj), rappresenta una ventata di stuzzicante novità: si tratta della cena «tuttorognone», la tipica ghiottoneria della Circassia. Questo popolo caucasico così selvaggio ma arretrato, legato ad abitudini barbare così affascinanti, come quella di danzare ritualmente intorno alla merda, è oggi presente con tutta la sua misteriosa e antichissima cultura presso il Ristorante Circasso «Kapakaz-tra-Kazzuk-tngulo-pa-piero-piero», che nella fascinosa lingua autoctona si può interpretare sia come «Ristorante Circasso» che come «Ristorante Circasso da Ilio» o anche, se si sposta di pochissimo l’accento tonico «Non ho digerito bene».

Era ora che alle frotte di insulsi ristoranti cinesi, messicani, svizzeri, si affiancasse il nuovo tempio della gastronomia esotica: il ristorante circasso «Kapok-trò-spakka-gabong-trà- fìiiiii» (il nome cambia lievemente ogni volta che ricorre, perché nell’affascinante lingua circassa tutto deve aderire al fluire eterno della natura, e quindi pur di restare fedeli alle proprie affascinanti tradizioni, i circassi sostengono ogni volta l’immane disagio di ristampare tutti i documenti fiscali, le insegne luminose e i libri di testo delle scuole: in questo momento – ad esempio – il lemma corrisponde a «Ristorante Bulgaro da Vaschino», ma, se si chiude di poco l’accento circonflesso, diventa «Eppure l’avevo parcheggiata qui».

Specialità sovrana e unica – per la quale da ogni parte del mondo accorrono frotte di turisti – è la famosa cena tuttorognone, come si disse: il menù si apre con dei simpatici Stuzzichini di Rognone Crudo tagliato a dadini e nappato cor una Salsetta di Dingo. È risaputo che il dingo, per diventare così tenero e gvstoso, deve essere arrotato dalla SITA sullo stradone di Colle Val d’Elsa e lasciato lì, opportunamente transennato, per almeno otto giorni finché non diventa spalmabile (un po’ come si procede per ottenere il cane marcio, solo che al posto d’un comune cane si deve arrotare un dingo, che essendo salvatico & inosservante della puntualità, è più difficile da convincere ad attraversare la strada in perfertta syncronia col passaggio del pulma).

Segue subito la gustosissima minestra di rognone lesso (ovvero il brodo in cui è stato sbollentato il rognone più anziano, quello che servirà poi da dessert). Le pietanze – bisogna dirlo – sono sempre molto abbondanti, in ossequio al proverbio circasso «meglio tanto che dopo», e se non vengono lasciati i piatti lvstri i camerieri s’incazzano come murene e vi assestano anche qualche manata sulla nuca. Il secondo, il vero e proprio centro del menù, è costituito dallo splendido Silos di Rognoni in Vmido, contornato da Rognoncini Amari.

Tra il secondo e il terzo, la simpatica tradizione circassa vuole che il cameriere prenda l’ospite a pedate nel culo, che, nella cultura circassa, simboleggia la buona accoglienza e la gioia dell’incontro (e non come nelle nostre ormai aride culture in cui avrebbero tutt’altro significato). Dopo questa toccante cerimonia, sarete serviti del Rognone Fiammeggiato al Benzene, sostanza questa di cui è straordinariamente ricco l’ingratissimo suolo circasso: e la tradizione vuole che i bocconi si divorino in fiamme, altrimenti si fa un grosso dispiacere al padrone di casa che si sentirebbe così autorizzato a stamparvelo nel culo (non pensate male, per loro ha tutt’un altro significato: simboleggia l’esortazione amichevole dopo una delusione).

Dopo questo piatto delizioso, ecco i camerieri manifestarvi tutta la gioia dell’ospitalità circassa con un momento di sana e artistica ricreazione. Parlo della famosa & coinvolgente «Danza dello Stronzolo»: il capo-cameriere (giacca seppia), aiutato da due vice-camerieri (giacca ocra) e il capo-cuoco (giacca lercia) si toglie le scarpe e, dopo averle poggiate sul vostro tavolo, deposita uno stronzolo ai vostri piedi, attorno a cui tutti gli altri ingaggiano una sorta di finta lotta danzante che si conclude, al ritmo delle taniche percosse cogli ombrelli, con il pestamento dell’oggetto a piedi nudi da parte del simbolico vincitore; è questo il segno dell’ antico legame tra il giorno e la notte, l’affascinante rito che rivive davanti ai vostri occhi e che conserva tutto il mistero di un evento magico.

La cena tuttorognone si chiude in bellezza con un Dessert di Rognoni Anziani Bolliti e Gelati, sulla cui sommità viene infilzata la bandierina circassa e quattro bossoli di mitra ripieni di bile, che per i circassi rappresentano la gioia dell’amicizia e l’augurio del buon ritorno.

3 commenti to “Una cena tuttorognone al Ristorante Circasso”

  1. Eccellente trascrizione dalla locandina in lingua originale circassa antica.
    Pregevole anche la movimentata immagine introduttiva, sapiente scelta dell’Editore, che ritrae tre coautrici alterate in ordine sparso.

  2. Nota attrazione del locale circasso.

  3. L’ha ribloggato su BarneyPanofskye ha commentato:
    Splendida performance del M° Sardelli!

    Barney

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