Era uno slogan – oggi si chiama claim – pubblicitario di quando ero piccolo, in epoca più o meno tardo barocca: era girato con cineprese in ebano e palissandro e si guardava in un televisore in osso, con lo schermo di ossidiana. “Metti un tigre nel motore” incitava l’automobilista a fare rifornimento presso i distributori Esso.
Mi torna in mente oggi, in un curioso cortocircuito analogico tripartito, leggendo che Storia di Pi, il nuovo film di uno dei miei registi preferiti, Ang Lee, ha come protagonisti un bambino e una tigre. La terza parte del cortocircuito riporta con forza al vino. Che c’entra, si dirà? Un po’ c’entra, perché nel film il nome della tigre è… Robert Richard Parker*.
Speriamo che in futuro non progettino un remake italiano: avrei in mente diversi possibili protagonisti, ma direi nessuno nella parte della tigre.
* errore in buona fede: informazione tratta da una recensione (imprecisa) trovata online