di Chiara Giovoni
Mi ero quasi convinta che sarebbe bastato il quarto di copertina per descrivere di che tratta il mio libro, anche per evitare di essere troppo auto celebrativa, però mentre cercavo le parole per parlare d’altro invece che di Bollicineterapia, proprio oggi è successa una di quelle piccole cose.
Le piccole cose sono quelle inezie che sembrano appoggiate li, tra il lusco e il brusco, nelle pieghe dei minuti che si rincorrono. La piccola cosa in questione è stata un tweet in cui sono stata menzionata, poco dopo le 11, che recitava così: “ma non c’è una leggera differenza fra pas dosè e brut nature? #bollicineterapia ?” e mi allegava la foto scattata al libro di studio del primo livello del corso sommelier AIS:
Il primo pensiero è stato ovviamente che codesto signore si era preso la briga di comprare il mio libro (sorride), leggerlo (sorride), e significarmi in mondovisione via twitter il suo disappunto (si perplime) in quanto evidentemente rea di aver scritto a pagina 9 dello stesso (parlando della scala degli spumanti dal più secco al più dolce) le seguenti parole: “Pas dosè (o Dosaggio zero o Brut nature), Extra Brut, Brut, Extra Dry,etc..”.
Il secondo pensiero a questo punto è stato che la ragione per cui ho scritto Bollicineterapia è proprio dare il mio piccolo e modesto contributo per salvare il mondo di coloro cui piace bere il vino, dai soloni e precisetti che del vino hanno perso il piacere, troppo intenti nel daffare del computo dei grammi litro di zucchero per avere una classificazione. Ovviamente al signore in questione ho garbatamente risposto ciò che dice la realtà dei fatti, ovvero che sebbene le classificazioni AIS – in quanto accademiche – tentino di essere giustamente il più dettagliate possibile, il mondo della spumantizzazione vede le categorie di dosaggio in maniera assolutamente più labile e sovrapponibile, specie per ragioni commerciali.
Più di un produttore champenoise per esempio, mi ha spiegato come fosse stato costretto da un diffuso atteggiamento di pregiudizio da parte dei consumatori nel leggere le etichette, a mantenere la scritta Brut nonostante il suo champagne avesse meno di 6 gr/lt di zucchero, per non spaventare gli acquirenti meno avvezzi al vocabolario sommelieristico.
In effetti, a beneficio della precisione, potrei dire che poiché il concetto di pas dosè è di relativamente recente introduzione, la tradizionale scala d’oltralpe per il dosaggio sarebbe la seguente, come da sito ufficiale del CIVC:
Brut nature : si la teneur en sucre est inférieure à 3 grammes par litre et si aucune adjonction
n’a été effectuée après la prise de mousse
Extra-brut : si la teneur en sucre est située entre 0 et 6 grammes par litre
Brut : si la teneur en sucre est inférieure à 12 grammes par litre
Extra-dry : si la teneur en sucre est située entre 12 et 17 grammes par litre
Sec : si la teneur en sucre est située entre 17 et 32 grammes par litre
Demi-sec : si la teneur en sucre est située entre 32 et 50 grammes par litre
Doux : si la teneur en sucre est supérieure à 50 grammes par litre
Ma cosa avrei ottenuto in termini di benefici a livello pratico per la giovane donzella appassionata di bollicine che ha appena acquistato il libro per capirci qualcosa in più, e appassionarsi ancor più gioiosamente al mondo degli champagne e degli spumanti, attraverso la lettura delle storie degli uomini, delle donne e dei vini? Come direbbero a Firenze, una beata fava.
Ecco, io il libro l’ho scritto per chi ha voglia di dimenticarsi che la scala di dosaggio degli champagne ha la versione AIS e la versione francese del CIVC, e che non vuole stabilire quale è più dotata dell’ esattezza da testo sacro. Bollicineterapia è per chi è capace di prendersi ancora abbastanza poco sul serio da potersi permettere il lusso di sorridere leggendo le cose da non fare nel servizio dello champagne, per chi si entusiasmerà nel leggere che la storia delle bolle di Francia e d’Italia è costellata di donne, per chi si commuoverà un po’ leggendo una descrizione di una bottiglia fatta più col cuore che con la scheda AIS, e per chi non ha la più pallida idea di cosa sia una fermentazione malolattica e riesce a vivere bene lo stesso, scoprendo che a volte ad una degustazione non è obbligatorio chiedere quale portainnesto si usa in vigna..meglio bersi il bicchiere di bolle, e godersela un po’.
Life is too short…whatever.