Grancrù – seconda parte

vecchia Borgogna

di Giancarlo Marino

La collina di Corton
Ammetto di non subire il fascino dei rossi che provengono da Aloxe-Corton e Ladoix-Serrigny. Se e quando si dovesse rivedere la classificazione di questa zona, armato di cartello andrei a sfilare per manifestare a favore della retrocessione di alcune delle parcelle che compongono il Corton Grand Cru. La mancanza di amorosi slanci non mi ha impedito in passato di apprezzare senza remore il Corton Rognet di Meo-Camuzet, il Corton Clos de Cortons di Faiveley, il Corton Clos du Roi di Chandon de Briailles e il fantastico Corton Renardes della divina Lalou Bize-Leroy. Nel tentativo di portare allo scoperto piccole e meno note gemme, segnalo il Corton Le Rognet di Bruno Clavelier e il Corton Renardes di Michel Gaunoux (un vino, questo, davvero fuori dal tempo). Mi pare chiaro che non promuoverei a Grand Cru nessuno dei 1er Cru dei due comuni.

Discorso diverso richiede il Grand Cru Corton Charlemagne. Storicamente, le parcelle che ricadono sul comune di Aloxe-Corton beneficiano di una reputazione superiore a quelle del comune di Pernand-Vergelesses. Probabilmente entra in gioco la variabile climatica, considerato che dalla esposizione sud/sud.est di Aloxe si passa a quella teoricamente meno felice ovest/sud-ovest di Pernand. In realtà la motivazione non mi hai mai convinto del tutto e, con il variare del clima, chissà che il giudizio sulle parcelle più “fredde” non debba mutare anche ufficialmente. In questo caso credo si possa dire che la qualità media dei Corton Charlemagne giustifichi più o meno ovunque la classificazione di Grand Cru. Nessuno dei 1er Cru di questi tre comuni può aspirare a promozioni in classifica, ma apprezzo il Pernand Vergelesses Ile des Vergelesses di Chandon de Briailles, in bianco, e di Rapet, in rosso.

Savigny Les Beaune, Chorey Les Beaune
Savigny è probabilmente una delle zone più sottovalutate dell’intera Cote d’Or. Per carità, nessun 1er Cru che meriti promozioni di sorta, ma si trovano qui diversi gioiellini e per di più a prezzi ancora umani. Al rogo la leggenda metropolitana che i vini di questa zona siano tutti scorrevoli e lascivi, provate per credere La Dominode di Pavelot o Bruno Clair, Guettes e Vergelesses di Bize o, se vi regge la pompa, il Narbantons di Leroy: struttura e energia non saranno quelle di uno Chambertin ma nulla di scorrevole e lascivo, davvero. Se invece decidete di bere uno dei vini che probabilmente hanno dato origine alla stereotipo di cui ho detto, almeno fatelo con uno degli esempi più riusciti, Les Lavieres di Claude et Catherine Maréchale.

Chorey Les Beaune avrei potuto e dovuto saltarlo a piè pari. Da qui difficilmente escono vini memorabili, tanto che nessuna delle sue vigne ha meritato sino ad oggi l’appellation di 1er Cru. Ma vado dove mi porta il cuore, e il cuore mi porta, a occhi bendati, fino al cancello dello Chateau de Chorey Les Beaune, dove vive la famiglia Germain, azienda di grandi tradizioni borgognone ma che purtroppo non esiste più dopo la recente morte di Benoit Germain. Le cene nelle notti di mezza estate al castello rimangono ricordi indelebili, come quando il patriarca Francois Germain, avendo saputo che quel giorno cadeva il compleanno di uno di noi, chiese l’anno di nascita, andò in cantina e ne tornò con una memorabile bottiglia di Beaune 1er Cru Vignes Franches 1978.

Beaune
In questo caso dovrei chiedere il permesso, e lo faccio umilmente, al “sindaco di Beaune”, l’alterato Armando, fan sfegatato di questo comune. È probabile che fino ad oggi io non sia stato folgorato, come altri, sulla strada di Beaune, ma nessuna vigna merita a mio avviso l’appellation di Grand Cru: il sublime Beaune 1er Cru Greves Vigne de l’Enfant Jésus di Bouchard potrebbe seriamente indurre in tentazione ma, a mio avviso, una rondine non fa primavera. Nel mare di vini che si possono trovare, oltre a Cras e Vignes Franches del già citato Germain (buona caccia), consiglierei una visita al Domaine Morot per una panoramica vastissima, o da Lafarge a Volnay per il suo Beaune Greves, la cui vivida luce è solo leggermente offuscata dagli splendidi vini di Volnay che lo affiancano in questa cantina, oppure ad una delle tante enoteche di Place Carnot per comprare una bottiglia di Beaune Clos des Ursules di Jadot (piccolo enclave nel cuore di Vignes Franches). In bianco l’unica etichetta che mi ha procurato qualche brivido giù per la schiena è il noto Beaune Clos des Mouches di Drouhin. Chi non lo conosce non si aspetti un vinello delicato, siamo al confine con Pommard….

Pommard
Vi è una certa unanimità nel ritenere che Epenots (con le parcelle Grand e Petit Epenots nonché Clos des Epeneaux, quest’ultimo monopole del Domaine Comte Armand) e Rugiens siano i due 1er Cru che, pur diversissimi tra loro, potrebbero meritare una promozione a Grand Cru. Sulla diatriba se la parte bassa di Rugiens sia effettivamente da preferire a quella alta non mi sono mai schierato. Tra le tante versioni degne di nota ho un debole per quelle di Joseph Voillot e Michel Gaunoux. So di alcuni competenti “compagni di merende” che adorano quelli del Domaine De Courcel, ma questo nulla aggiunge e nulla toglie al valore dei due cru, rimanendo la questione confinata nel recinto delle differenze stilistiche e del gusto personale. La mia solita fiche la punto sul 1er Cru Pezerolles che, senza ambizione alcuna di promozione, mi ha sempre intrigato per la speziatura originalissima, a la Pessac-Leognan.

Volnay
In questo caso la faccenda si complica.
Da un punto di vista geologico, infatti, la situazione è piuttosto complessa e variegata. La tradizione vorrebbe i 1er Cru Champans e Cailleret, e in particolare quest’ultimo, sul gradino più alto. Il suolo di questa zona è più pietroso e rosso, a poca profondità si trova calcare del giurassico medio (Bathoniano) paragonabile a quello di alcune zone della Cote de Nuits, ma con maggiore contenuto di marne. Nella parte immediatamente superiore si trovano tuttavia alcuni cru che da alcuni decenni godono di uguale reputazione (due su tutti, Clos des Chenes e Clos des Ducs, il secondo monopole del Domaine D’Angerville). Qui il suolo è leggero e gessoso, a poca profondità si trova calcare bianco del giurassico superiore (Argoviano e Oxfordiano), che conferisce ai vini grande finezza.
Non mi risulta che qualcuno abbia avuto mai serie intenzioni di proporne la promozione e personalmente condivido la scelta. Mi è capitato tuttavia di bere qualche vecchio Champans (ancora fresco il ricordo di un memorabile 1964 nella cantina di J. Voillot) che potrebbe far sorgere qualche dubbio.

Meursault
Entriamo nella zona dei grandi e grandissimi bianchi della Borgogna. Mai come a Meursault è attuale la domanda su quali cru meriterebbero la denominazione di Grand Cru.
Per il 1er Cru Perrières la risposta è facile, sì, assolutamente sì. Le migliori versioni sono stabilmente di livello uguale se non superiore a quelle della più parte dei Batard-Montrachet, Bienvenue-Batard-Montrachet e Criot-Batard-Montrachet, e anche i prezzi sembrano essersi adeguati al prestigio (chiunque abbia cercato di accaparrarsi una bottiglia di Perrières di Coche-Dury sa bene cosa voglio dire…). Oltre a Coche Dury, Comte Lafon, Roulot e da qualche anno anche Albert Grivault con il suo Clos des Perrières, sono i produttori migliori e più noti. Tra i nomi meno in auge, e conseguentemente meno cari sul mercato, segnalazione per le versioni di Matrot (per chi ama i vini d’antan), H. Boillot, Dancer, Pierre-Yves Colin-Morey (per chi ama uno stile più moderno).
Per i 1er Cru Genevrières e Charmes la risposta è meno scontata, alle elezioni si rischierebbe il ballottaggio. Lascio irrisolto il dilemma, un po’ di suspance che diamine, è indico la mia preferenza non necessariamente per i migliori ma per quelli che più amo: Genevrières di Francois&Antoine Jobard, Charmes di Roulot e Lafon (davvero splendido il 2010 provato quest’anno). Sono curioso di provare i progressi della versione di Buisson-Charles.
Gli altri 1er Cru valgono la loro denominazione, nulla di più nulla di meno.

Puligny-Montrachet
Dei Grand Cru della collina di Montrachet si sa tutto e non direi nulla di nuovo e diverso. Due parole quindi solo sui 1er Cru in odor di promozione, ovvero Cailleret, Combettes, Folatières e Pucelles. Anche qui lascio irrisolto il dilemma, la differenza la fanno più che altro i produttori. A mio personalissimo e quindi discutibilissimo gusto: D’Auvenay per Folatières, Domaine des Lambrays per Cailleret, Sauzet per Combettes, Leflaive per Pucelles.

Chassagne-Montrachet
Parte di Montrachet, Batard-Montrachet e Criots-Batard-Montrachet ricade nel comune di Chassagne. Vale quanto detto in precedenza e non intendo scoprire l’acqua calda.
Molti 1er Cru di ottimo livello (forse Grandes Ruchottes il cru che preferisco, Ramonet il produttore) ma nessuno di cui discutere per una eventuale promozione. Ma in questa terra di bianchi, sono sicuro che per molti è una curiosità, si producono anche ottimi eppure poco conosciuti vini rossi: tra i tanti il Clos St. Jean di Jean.Marc Pillot e quello di Ramonet.

La Borgogna è altro ancora. Comuni come Marsannay, Fixin, Monthelie, Auxey-Duresses, St. Romain, St. Aubin non godono della fama degli altri comuni ma nascondono, a volte, piccoli gioielli di cui, prima o poi se non vi siete troppo annoiati, parleremo in altra occasione.
Il cestino è sotto la scrivania, fatene buon uso.

15 commenti to “Grancrù – seconda parte”

  1. Grazie sommo Alterato, la tua dissertazione in due puntate è stata molto utile. Per gli altri che seguono questo blog si è trattato di un ripasso, per me molto di più.

  2. Scritto con la sicurezza e la scioltezza con cui io non saprei nemmeno descrivere casa mia.

  3. Per me semplicemente un resoconto da mandare a memoria come si faceva con le poesie a scuola, per poi ripeterlo ad alta voce tutte le sere prima di coricarmi, come le preghiere per un cristiano.

  4. Giancarlo lo conserverò tra i miei più preziosi appunti grazie davvero forse il più bel regalo di quest’anno.

  5. Mi unisco, con l’animo a metà strada tra il sorriso e la malinconia, al ricordo di Benoit Germain. Uomo generoso e gioviale al quale sono legati ricordi di un meraviglioso capitolo della mia vita. Grazie Giancarlo.
    Per il resto, Grancrù – seconda parte è di una precisione quasi millimetrica, ma qui rischio di dire cosa scontata (e poco importa se personalmente ritengo Meursault Genevrières quasi sempre mezza spanna sopra a Charmes). Chapeau!

  6. Altre ai soliti complimenti mi permetto di aggiungere … Meursault Les Charmes di
    Buisson-Charles non è il mio vino preferito, piuttosto producono una straordinaria Goutte d’Or, siuramente la migliore versione della denominazione, e oramai al passo con i migliori vini di Meursault in assoluto. Ha grande fascino anche la loro Bouchères (in etichetta con il vecchio nome di Bouche-Chères) un vino che intriga molto.
    Su Chassagne-Montrachet non dimenticherei anche l’area 1er cru nella zona di Montrachet, En Remilly, Dent de Chien (sovrasta Montrachet) e Blanchot dessus (confina a sud con Montrachet) sono vini di forte personalità a prezzi accessibili vedi le versioni di Morey-Coffinet e Jean-Claude Bachelet.

  7. Camillo, Stefano, Giorgio, leggendo i vostri commenti mi accorgo di aver scritto in modo forse frettoloso e, quindi, confuso.
    Anche per me Genevrieres è quasi sempre migliore di Charmes, ma alcuni produttori producono uno Charmes di valore assoluto, e la parte alta del cru (quella che confina con Perrieres, per intenderci) è di valore molto alto.
    Quando ho citato Buisson-Charles volevo far riferimento all’intera gamma, non al solo Charmes. Peraltro sono stato anni fa in cantina e ho fatto, a suo tempo, una discreta scorta, preferendo anche io Goutte d’Or e, un pelo sotto, Bouche-Cheres, a Charmes. “Devo provare i progressi” va letto nel senso che alcuni, pochissimi assaggi più recenti mi hanno dato l’impressione che rispetto a una decina di anni fa le cose siano progredite (soprattutto in termini di “precisione e dettaglio”).
    Grazie per le indicazioni su Chassagne, di cui concordo l’indicazione di Morey-Coffinet e seguirò quella di Jean-Claude Bachelet, che manca al mio carnet pur avendolo sentito nominare spesso e positivamente.
    C’è sempre da imparare in Borgogna.
    Con l’occasione, buon anno a tutti e tre.

    • La parcella di Buisson in Meursault Les Charmes dà, per noi, vini molto ricchi e generosi (con più energia nel 2011) che non hanno la profondità di La Goutte d’Or e di Les Bouche-Chères.
      Un augurio di Buon Anno a tutti gli appassionati.

      • Sì, ma di quella parcella di Charmes due filari e mezzo danno vini più sottili (anzi: un filare dà vini più bisestili, un filare e mezzo vini a metà strada tra ricchi e generosi e bisestili). E questo in quasi tutte le annate dispari.

  8. Confermo che il rosso di Clos st Jean di Pillot è commovente..uno dei nasi più emozionanti che mi sia mai capitato di sentire…e che prezzo

  9. @Rizzo :-)

  10. di quello che scrive Lavalle su Fixin qualcosina-ina-ina ci sarebbe da dire, tipo che il Clos de la Perriére viene valutato come vigna superiore a, per dirne una, Romanée St. Vivant.

  11. @Faro :-)

  12. Clos Napoleon di Fixin è un fuoriclasse

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