Racconto di Natale – prima parte

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di Raffaella Guidi Federzoni

Era la sera della Vigilia di Natale e Oignon non riusciva a prendere sonno. I piccoli avevano cenato prima dei grandi e poi erano stati messi a letto frettolosamente. Dal suo letto la bambina sentiva arrivare i rumori soffusi della vita adulta. Senza pensarci troppo si alzò ed indossò il vestitino di velluto blu già pronto per la mattina dopo. La casa del Nonno per lei non aveva segreti, uscì a piedi scalzi e si infilò in una porticina conosciuta a pochi.
Era un passaggio segreto con una scala a chiocciola che portava dritti alla biblioteca. L’accesso a questa stanza era proibito per i minori e anche le donne c’entravano di rado, ma Oignon sapeva dove nascondersi per ascoltare i discorsi importanti degli uomini, parole il cui significato spesso le sfuggiva, ma proprio per questo piene di fascinazione.

Quella sera ci sarebbero stati tutti i suoi eroi maschili. A cominciare dal Nonno, un uomo altero con gli sconosciuti e tenerissimo con gli amici ed i bambini. Insieme a lui sarebbero entrati attraverso la doppia porta i cugini Fabius ed Herman, maturi giovanotti sempre pronti a scherzare, lo zio Jean Charles che sapeva raccontare le storie migliori. Per la prima volta si sarebbe aggiunto anche il Poeta Jean Paul, arrivato insieme ai cugini, prima di cena l’aveva appena intravisto e le era sembrato simpatico e per niente altezzoso.

Così fu, Oignon aveva appena fatto in tempo ad accomodarsi dietro uno dei divani più in penombra, che la porta si aprì ed entrarono tutti chiacchierando animatamente.
“Non capisco perché ci si ostini a servire lo Sherry come aperitivo in questa casa.” Aveva appena esclamato Herman “Avevo già la lingua impastata prima di addentare una tartina.”
“Io me la sono pulita con il Blanc des Blanc, complimenti per la scelta Monsieur.” E Jean Paul il Poeta fece un piccolo inchino verso il Nonno.

Lo zio Jean Charles stava studiando il vassoio dei liquori, come al solito stracolmo di bottiglie e caraffe, Vintage Port, Cognac XO, Grappa stravecchia, Whisky. “Cosa c’è qui dentro? Non l’avevo notata l’ultima volta.” Chiese indicando una caraffa di cristallo pesante con il tappo smerigliato. Fabius alzò lo sguardo dalla scacchiera – composta da pezzi pesanti di ebano e avorio – dirigendolo verso i liquori “Una novità? Un oggetto estraneo in questa stanza? E’ la prima volta dalla scomparsa dei Sumeri.” commentò.
Herman intanto si era piazzato davanti ad un quadretto incassato fra le librerie “Grand Père”– il cugino chiamava sempre così il Nonno, per enfatizzare la sua nota francofilia – “quando ti deciderai a comprare un quadro serio, degno di questo ambiente? Perché ti ostini a tenere certe croste?”

Il Nonno si avvicinò ad Herman e guardò a lungo il piccolo dipinto. Oignon sapeva di cosa si trattava, nelle sue esplorazioni solitarie della biblioteca, l’aveva lungamente rimirato. A lei piaceva, era un disegno – più che un dipinto – di un piccolo borgo francese con al centro una chiesa ed il suo campanile. L’insieme era delicato ed evocativo, l’azzurro del cielo, il rosso dei tetti ed il verde della campagna a fare da cornice. In fondo c’era una scritta in francese in cui si leggevano a fatica le parole “Barbizon ed “Eglise”.

Al Nonno piaceva fare le cose con calma, si staccò dal dipinto, si versò un calice del liquore misterioso. Si accomodò sulla sua poltrona di cuoio preferita ed, accendendosi un sigaro, invitò gli altri a fare altrettanto e ad accomodarsi intorno a lui.
“C’è una storia in quel quadro ed anche in ciò che sto bevendo.” esordì.

Oignon allungò le gambe , cercando di non far rumore. Si rallegrò di essere lì, a spiare dietro il divano. Sapeva che si sarebbe trattato di un bel racconto.

[continua]

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