di Fabio Rizzari
All’inizio sembra una curiosa eccezione. Dopo qualche anno di esperienze degustative, le curiose eccezioni si ripetono, formano una piccola casistica, e spingono a fare qualche riflessione. Di che si tratta? Un’azienda produce poniamo due rossi, ottenuti entrambi dalle stesse uve. Il primo è un vino ambizioso, il vertice della gamma, il fiore all’occhiello della casa; magari è una Riserva, o in ogni caso ha un nome più altisonante del primo. Il secondo è il vino cadetto, di minori pretese. Meno estrattivo, meno profondo, di solito – grazie al cielo – meno costoso.
E dunque: l’eccezione curiosa è quando il secondo vino sembra proprio più equilibrato, più armonioso, insomma più riuscito e piacevole da bere del primo. Anche tenendo conto delle diverse potenzialità di sviluppo tra i due prodotti. Non si può liquidare questo dato, che è decisivo, considerandolo ovvio secondo lo schema rimasticato “la riserva per il futuro, il vino di base per il presente”. Perché talvolta il futuro della riserva rimane un futuro lontano e incerto, mentre il presente del vino di base è spesso molto godibile. Occhio: sto parlando di eccezioni, non di regole. Non mi sognerei di sostenere che fare vini più ambiziosi e più strutturati sia peggio che fare vini semplici. Lascio questo genere di semplificazioni ad altri.
Perciò, quando un critico arriva al nocciolo e deve scegliere cosa segnalare più convinto e cosa meno, in casi come questi ha due strade: barcamenarsi con gli eufemismi (“la potente e profonda Riserva è pensata per dare il meglio fra qualche anno, quando rivelerà tutta la sua profondità e grandezza, dopo aver assorbito la quota di rovere attualmente un po’ in evidenza, mentre il base, più semplice, offre una più immediata bevibilità”) e lasciare in testa alla gerarchia aziendale il vino più strutturato ma meno riuscito e meno piacevole da bere, oppure dire le cose come stanno. O meglio, come se le sente: la soggettività, ovviamente, de gustibus eccetera.
Càpita quindi che la nostra guida registri alcune inversioni di classificazione, dando un giudizio migliore a certi vini cadetti rispetto ai loro illustri prìncipi. Con grande scandalo dei produttori medesimi, che reagiscono più o meno tutti allo stesso modo: “guarda che fessi, che incompetenti, hanno dato solo tre bottiglie al mio Nestore degli Albigesi Riserva Esclusiva della Casa Sigillo Arciducale 2004, e addirittura quattro bottiglie al Pinuccio 2007″.
Senz’altro. Saremo noi forse gli incompetenti, però un numero crescente di lettori, guarda caso, ci segnala apprezzamento per le nostre dritte su vini che, giovani o maturi, profondi o leggeri, si bevono, e non si pesano e basta.
n.b. post del gennaio 2009